Quando agli inizi degli anni Sessanta Lucio Zurlo rileva un locale alla "Provolera", rione popolare di Torre Annunziata, la gente vede soltanto un mondezzaio: lui ci vede una palestra di pugilato. La Boxe Vesuviana diventa un luogo che attraverserà la storia del pugilato italiano, di una città ferita a morte dalla guerra, orfana della tradizione pastaia e ostaggio di una criminalità spietata, di una famiglia che ha vissuto lo sport come compagna di vita e come un'ossessione, di ragazzi e ragazze con poche possibilità diventati campioni.