Un bambino irrequieto e irrefrenabile, a causa delle sue marachelle imperdonabili, viene spedito da una madre disperata in collegio. Lì ne combina di tutti i colori, pur se a tratti evidenzia una profondità non comune di sentimenti, un'attenzione per ogni attimo del vissuto che sorprendono e incantano il lettore. Già dalle prime avvincenti pagine si grida al capolavoro: sembra di essere di fronte a "Pinocchio", o al "Cuore "di De Amicis, o al miglior Dickens unito a Molnar e soprattutto a Mark Twain. Il divertimento è uno degli aspetti più continui dell'opera. Le pagine scorrono veloci, e si giunge all'adolescenza romana e borgatara, poi alla giovinezza di Antonio senza neanche essersene accorti, ma avendo conosciuto il protagonista pronto a tutto, sempre audace, rotto a ogni avventura. Il cammino tracciato dall'autore di questo testo è un invito a fermarsi, a riflettere, a contemplare. In un mondo che corre e consuma, questo libro ci restituisce il valore dell'attesa, del silenzio e della relazione, ci ricorda che ogni attimo può diventare un frammento di eternità se accolto con cuore aperto e sguardo fiducioso.