Nella Parigi vibrante della Belle Époque, Camille Claudel osa dove nessuna ha osato prima: impugna lo scalpello, modella il marmo, sfida l'arte e la società. Giovane scultrice geniale in un mondo che considera la scultura troppo dura, troppo maschile, Camille è allieva e poi amante del celebre Auguste Rodin. Ma la passione, come l'ambizione, ha un prezzo. Troppo libera per essere accettata, troppo moderna per essere capita, finirà rinchiusa in manicomio, una scelta imposta più dalla sua famiglia che dalla malattia. La sua è una vita di luci e ombre, di estasi creativa e solitudine. Un'esistenza votata all'arte e consumata dall'incomprensione. Per trent'anni rimarrà reclusa, dimenticata dalla famiglia e ignorata da un mondo che non era pronto ad ascoltarla. Il suo riconoscimento arriverà solo decenni dopo, quando ormai è troppo tardi. Postfazione di Daniela Brogi.