Il volume contiene quattro saggi rappresentativi delle filosofie dell'abitudine sviluppatesi in Francia nel secondo Ottocento. Apre la raccolta L'abitudine di Albert Lemoine (1869), che, nel solco di Maine de Biran e di Ravaisson, propone un'innovativa teoria sul rapporto fra abitudine e ripetizione. Segue La nascita delle abitudini di Victor Egger (1880), nel quale l'allievo di Lemoine si propone di perfezionare la teoria del maestro, introducendo un'analisi del ruolo dell'inconscio nella genesi dell'abitudine. La seconda coppia di testi è composta da due articoli apparsi nel 1876. Léon Dumont, in L'abitudine, estende, sulla scia di Comte, il fenomeno dell'abitudine al regno dell'inorganico e concepisce gli esseri umani come il terreno di un conflitto permanente tra abitudini. Dal canto suo, Charles Renouvier, in L'abitudine e le rivoluzioni, descrive il circolo vizioso dell'abitudine, che può essere spezzato soltanto dall'impegno trasformativo di una filosofia laica e repubblicana.