Il volumetto di Poesia delle scrittrici Beatrice Bressan e Marilena Bianchi fornisce già dal titolo la sensazione di un riordino espositivo di ciò che resta dopo la tempesta, che ha disperso e frantumato l'ordine delle cose. Senza volere ricorrere alla celeberrima e fino troppo abusata metafora della Zattera della Medusa, il dipinto di Théodore Géricault conservato al Louvre, divenuto simbolo artistico di tutte le situazioni di entropia parossistica, di sconvolgimento delle regole e dei galatei, di perdita delle buone abitudini e dei rassicuranti viali di passeggio attraverso cui orientarsi nei percorsi poetici guidati dal galateo in bosco, cioè dai buoni manuali della scrittura letteraria: qui, ciò che le due poetesse ci vogliono indicare, con buona grazia e con serena accettazione, è il naufragio della Poesia nella sua pienezza di funzione ascensionale e anabatica del discorso collocato al di sopra dei chiacchiericci, lirici o filosofali che dire si voglia.