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Recinto infinito

Sottotitolo non presente

Descrizione

C'è una pronuncia alta, profetica, visionaria, sciamanica che rende questo libro di Carmelo Panebianco un libro di antica e attualissima grandezza. L'autore inscena, celebra, canta un suo mondo poetico fittissimo di presenze e di ombre. Il lettore conoscerà il Kutik, giardino, memoria, infanzia, inferno, paradiso perduto, nodo centrale nella poetica di Panebianco, si imbatterà in un linguaggio da classico greco e in inserti di un siciliano popolaresco e fiabesco, in momenti lirici stupendi: "la notte è un recinto di giada/uno spoglio colibrì", "le tue mani dove germogliano/betulle giaciglio delle stelle". E incontrerà figure come la Sfinge, Hermes, Psiche, Salomé, Orfeo, Medusa, in un percorso sapienziale dentro il mistero dell'anima e del cosmo. Ma, a rendere questo libro ancor più mirabile, si affianca a quello tragico e simbolico, un tono familiare, domestico, dolcissimo in cui un vecchio nonno si rivolge alle sue nipotine chiedendo di essere preso per mano e di essere protetto "dalle intemperie del reale". C'è un leit motiv che innerva di sé tutto il libro: la coscienza che tutto ciò che appare svanisce, e poi risorge. E finisce ancora: tutto, "tranne la morte e il canto". La disperazione di questa coscienza severa della fine è mitigata dalla grazia danzante di un pettirosso infreddolito, affamato, "messaggero alato, pietoso angelo alato", guida per il "volo estremo" verso gli orti pensili dove passeggiano i morti. E così la poesia compie il suo eterno miracolo, che il lettore vedrà splendere, tra buio e luce, tra gioia e dolore, nelle pagine di questo libro.
Recinto infinito
10,00

 
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