Montale e Ungaretti a confronto. Da una parte Montale, col suo "male di vivere" senza illusioni o speranze, con la sua "poesia impoetica", che si ammanta di un linguaggio ermetico e oscuro, alla ricerca di un Dio la cui esistenza rimane sempre o ignota o nascosta o incerta. Dall'altra, Ungaretti, col suo pensiero della "noia" che però non è soltanto sentimento di vuoto, di squallido nulla, ma anche elemento dialettico e propulsivo, che si fa sorgente d'inquietudine, che poi alimenta la poesia. A differenza della poesia di Montale, quella di Ungaretti non si allontana mai dalla vita, ma è poesia che vuole sempre rappresentare il mondo degli affetti umani e l'ardente desiderio di sapere dove si trova Dio e come lo si possa identificare.