Se mai è esistito un nemico numero uno della République, quel nemico, senza ombra di dubbio, è Charles Maurras. Raffinato poligrafo e buio cavaliere sortito dal più profondo Medioevo, stilista di rara potenza e ideologo tra i più canaglieschi del secolo, Maurras è personalità di non trascurabile rilievo nell'atmosfera composita e virulenta (è il meno si possa dire) del primo Novecento francese. La sua traiettoria biografica, d'altra parte, è nota: partito dal nazionalismo occitanico di Mistral e dal culto delle radici di Barrès, approda quindi all'Action française, per concludere la sua infausta parabola (di nazionalista integrale, antisemita e reazionario) nel carcere alleato di Clairvaux. Laddove scrive (parte in versi, parte in prosa) il proprio testamento spirituale e, perciò stesso, politico: Antigone vergine madre dell'ordine. Tesi principale: non già Antigone, sibbene Creonte sarebbe l'anarchico della tragedia sofoclea. Tesi nella quale, come crittograficamente, è dato scorgere in Creonte gli Americani, e in Antigone, equivoca paladina dell'Ordine - proprio Maurras.