Vivendo l'esperienza della prima guerra mondiale i filosofi dialogici Ebner e Rosenzweig hanno interpretato la crisi della modernità come crisi comunicativa. È avvenuto che mentre acquistavamo fede nei sistemi di pensiero, nelle ideologie, nella scienza, abbiamo perso la fede nella parola. I saperi costituiti ci hanno distratti verso una forma di linguaggio chiuso ed autoreferenziale e la parola è stata derubricata sul registro di una comunicazione impersonale, in cui dominano espressioni spiritualmente spente. Con la parola è venuto meno anche l'amore, che solo supera la distanza che ci divide dall'altro, dilatando il nostro io al di là del proprio mondo, oltre la propria solitudine.