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L'architettura della città lineare

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Descrizione

Cosa hanno in comune il progetto di Leonidov per Magnitogorsk, la città "a misura d'uomo" di Sert fino alle esperienze più estreme e radicali di Marcello D'Olivo, Paolo Soleri o Luigi Pellegrin? Cosa accomuna il paradigma europeo della città ideale alle esperienze americane di Richard Neutra o ai piani di Hilberseimer per una città orizzontale decentratata? O ancora qual è il comune denominatore tra le città di Wright, di Yona Friedman, di Superstudio o Tange? A partire dalla premessa indispensabile costituita da Arturo Soria y Mata, questo libro ritrova nella "città lineare" il concetto in grado di misurare la distanza tra progetti molto diversi tra loro nello spazio e nel tempo e di recuperarli sincronicamente a una dimensione operativa. L'operatività risiede innanzitutto nell'approccio disincantato e antipregiudiziale che analizza i progetti come fatti suscettibili di una classificazione di tipo tecnico-compositivo (fondazione, razionalizzazione, trasposizione, integrazione, sostituzione, ecc.) e per ambiti tematici generali, ma sufficientemente precisati da costituire il campo delle possibilità finite di organizzare "linearmente" la città nuova o la città esistente (la linearità nei piani di espansione, la regionalizzazione, i corridoi metropolitani, la linearità per la città costruita). L'intervento sulla città costruita o quelle configurazioni lineari che rimettono in gioco il rapporto tra città esistenti costituiscono certamente il contributo più utile per il progetto della città presente-futura e concorrono ad ampliare quel "corpus" specifico della disciplina che si rigenera continuamente nel rapporto tra architettura e città.
L'architettura della città lineare
46,00

 
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