"Hester Panim" è l'ultimo movimento di un'opera tripartita che assume la forma del trittico, ma non per esibire una cristallina compiutezza: semmai per scavare, con limpida complessità, nelle zone d'ombra della parola e del visibile. La scrittura poetica di Francesco G. Tigani è densa di immagini, simboli e allusioni colte, e si muove tra lo spirituale e il concreto, il filosofico e il quotidiano, evocando la tradizione sapienziale (dalla Tabula smaragdina alla Qabbalah) per restituire uno sguardo attento sul frammento e sul vuoto che ci circonda. In questi versi eleganti e intensi, la poesia si fa lacuna abitata, feritoia del senso, promessa di un incontro con l'invisibile.