La figura di Antigone è sempre stata accompagnata da un alone di santità, che le deriva dal sacrificio di sé compiuto per un bene superiore, quello della libertà. In queste pagine Franco Maiullari sostiene che Antigone è sì un'eroina, ma per il fatto di accettare con coraggio il suo destino di solitudine e di morte: nata e cresciuta in una famiglia violenta, segnata dall'orrore, è una vittima degli innumerevoli traumi subiti nel corso della sua breve esistenza. Quella di Antigone è una visione che non si rivela a un primo sguardo, ma in una prospettiva anamorfica. La si può comprendere solo studiando l'intera saga tebana: l'Antigone, ma anche l'Edipo Re e l'Edipo a Colono. I tre drammi sono ben concatenati, anche se Sofocle li presentò a grande distanza di tempo uno dall'altro, non come una trilogia e nemmeno in successione. L'analisi dei testi sofoclei fa emergere dunque in tutta la sua drammaticità la storia di Antigone, la cui vicenda nel contesto della tirannia di Tebe ci porta a interrogare l'ambiguità e la violenza dell'essere umano e la natura di tutte le tirannie.