La presente monografia è dedicata alla filosofia del giovane T.W. Adorno (1903-1969) dalla formazione lungo il solco del neokantismo di Cornelius, suo maestro all'Università di Francoforte, all'adesione alla teoria critica, avvenuta nei primi anni Trenta. Dalla tesi del 1924 sulla teoria dell'oggetto di Husserl agli scritti programmatici del 1931-1932, per arrivare infine al Kierkegaard (1933), la precoce coscienza delle antinomie e delle contraddizioni in cui incappa il pensiero nella sua pretesa di valere come principio autonomo e assoluto ha fin dall'inizio condotto Adorno a ingaggiare una critica radicale del modello di ragione e di soggetto proprio dell'idealismo. Alla luce dell'influsso esercitato da altri esponenti del primo Novecento, quali Lask, Kracauer, Lukács e Benjamin, il volume riguadagna gli elementi di coerenza e allo stesso tempo di discontinuità del passaggio di Adorno dalla "fase trascendentale" alla nascita di una nuova dialettica, che ritrova nell'apertura al reale tanto il suo senso quanto le sue potenzialità.