Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

La città esclusa. La comunità bresciana di fronte al problema penitenziario nel secolo XIX

Sottotitolo non presente

Descrizione

Il racconto dettagliato e documentato dell'atteggiamento della comunità bresciana di fronte al problema penitenziario nel secolo XIX vuole richiamare l'attenzione generale sui problemi della pena e sulla relativa, nuova cultura voluta dall'art. 27 della Costituzione. Rispetto al passato - secondo l'autore - la situazione penitenziaria è migliorata, ma è necessario che la pena oltre che essere "umana", offra al condannato delle opportunità di reinserimento, divenendo in tal modo uno strumento utile a tutti. Il carcere non può essere abolito ma deve cessare dall'essere esclusivamente scuola di delitto, come avveniva in passato. La convinzione dell'autore di questo saggio è che esso debba diventare, nella misura massima possibile, un servizio essenziale e costruttivo per la comunità. I primi vent'anni della Riforma penitenziaria, che ha voluto la magistratura di Sorveglianza, hanno insegnato che la strada è lunga e difficile, ma non utopistica, ed è senza alternative. L'esecuzione della pena - in questa visione - deve strutturarsi come "fatto sociale" che veda tutti, cittadini ed enti, direttamente coinvolti.
La città esclusa. La comunità bresciana di fronte al problema penitenziario nel secolo XIX
22,00

 
Photo gallery principale