Dalla metà del Cinquecento la pratica del duello, ormai strettamente legata al principio dell'onore e alla difesa della sua integrità, divenne l'oggetto di un ampio numero di trattati rivolti a un folto pubblico di gentiluomini, quanto mai desiderosi di conoscere i modi più onorevoli per venire a capo delle dispute che li vedevano spesso coinvolti. La trattatistica sul duello, la cui diffusione fu favorita dall'uso del volgare e dall'intensa attività editoriale dell'epoca, diede vita a una vera e propria disciplina, la scienza cavalleresca, che ebbe un ruolo determinante nella diffusione del mito della cavalleria e nella definizione di un comune ethos nobiliare. Approfondendone lo studio in «Onorati gentiluomini e duellanti impavidi», Giovanni Fiazza mette in evidenza le basi di un modo di intendere la divisione tra i ceti e i rapporti sociali che sarebbe tramontato solamente due secoli dopo, con la fine dell'Antico Regime.