Quale fu il tratto comune delle riflessioni sviluppate dai liberisti sulle pagine del «Giornale degli Economisti» tra la fine dell'Ottocento e la crisi dello Stato liberale? Oltre alla difesa delle libertà civili nella crisi di fine secolo e all'antiprotezionismo, la convinzione che, benché un ampliamento delle funzioni dei poteri pubblici fosse un dato ineluttabile della loro evoluzione in epoca moderna - convinzione evidente nei loro scritti scientifici -, ciò nondimeno tale ampliamento in Italia avrebbe dovuto essere procrastinato. Nei loro interventi si può avvertire sempre la presenza di un 'secondo tempo' cui rinviare la costruzione di un sistema di protezione sociale, giudicato irrealizzabile, nel momento in cui scrivevano, in un Paese povero di capitali come l'Italia in confronto ai Paesi europei più avanzati.