Come pareti di stanze, le pagine trattengono dieci figure fissate in posa da scatti d'epoca, e il loro passato presente futuro condensati in una sfera che sembra falsarne la natura originaria. Una serie di oggetti, resti di quell'esistenza che avrebbe potuto essere, fa loro da funebre corredo celebrandone l'oscura ma palpitante fissità. Pur di resistere all'esilio che il Tristo Abbandono condanna, quei corpi vicari procedono al seguito di Signora Sopravvivenza, mentre restituiscono il calore freddo di una nuova pelle e di una misteriosa voce ventriloqua. Cruda è la poetica che porta queste presenze a fremere di nuovo. Scuotendole dall'imperturbabilità che presiede alle immagini sacre, una feroce blasfemia le consegna a quella drammatica rivelazione che della distorsione fa lo specchio profondo nel quale guardarsi. Apparenti soliloqui e dialoghi illusori ricordano traumi, cesellano desideri, distillano manie nel corso di una Via Crucis profondamente umana, entro la dimensione liturgica della confessione in cui questi 'senza nome' lasciano affiorare suggestioni cristallizzate. La loro è una famiglia particolare, e la domanda Chi è veramente chi? è destinata a restare evasa.