Il quotidiano, l'intimo, il melanconico, il provinciale: sono questi i temi che il nome di Guido Gozzano richiama subito alla memoria; e poi una serie di "silhouettes": la quasi brutta signorina Felicita, il disilluso Totò Merùmeni, la nonna Speranza ("le buone cose di pessimo gusto"). Una poesia prosastica di interni borghesi verso i quali provare, come lo stesso Gozzano, sentimenti ambigui di nostalgia e ironico distacco.