Il Teatro della seduzione vive dei silenzi propri del canone poetico scelto da Masini, che nella schietta brevità talvolta colloquiale, rivolta ad un lettore amico che può capire il viaggio temporale, i suoi inciampi e le sue luci splendenti, chiede molte pause, regalando ampi spazi tra un componimento e l'altro perché ciò che è accaduto è nulla in confronto a ciò che ne pensiamo, e la tessitura del pensiero può essere tramata solo nella lentezza e nel silenzio che separa due avvenimenti. O due poesie.