«La pratica artistica di Maurizio Galimberti da sempre trova nella partecipazione emotiva una referenza culturale. Attraverso lo speciale canale dei sentimenti, riesce a ritagliarsi il posto per coltivare la bellezza dell'incontro con l'altro. Che si tratti di un ritratto o, come in questo caso, di una riflessione su una prestigiosa azienda italiana, per lui non fa differenza: ciò che conta è utilizzare la fotografia come ponte relazionale. Seguendo questa modalità personale, Galimberti tesse un'ode visiva per la Ambrogio Moro spa, una società di Meda, radicata nel cuore della Brianza, custode dell'energia e paladina dell'eco-sostenibilità. Un'impresa legata al rifornimento dei combustibili alternativi, all'interno della quale elettricità, gas, luce si fondono in un'innovativa linfa rinnovabile. Su invito della Ambrogio Moro spa, Galimberti utilizza la propria cifra espressiva per tramandare storie di imprenditoria dal grande valore collettivo. Il rapporto tra fotografia e mondo produttivo vanta precedenti illustri, che hanno lasciato un segno nella storia sia sul piano della comunicazione sia su quello estetico. Uno degli esempi più significativi è senza dubbio offerto da William Eugene Smith il quale, nel 1955, su commissione dell'agenzia Magnum, si trova a compire un resoconto iconografico e operativo della Fondazione Pittsburgh. Le immagini che Smith produce vengono riconosciute come un ambizioso connubio di arte e documentazione. Esse costituiscono un'attenta analisi del ruolo lavorativo di un organismo vitale per lo sviluppo cittadino e della relativa» (dalla introduzione di Denis Curti).