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Il silenzio infedele. Saggio sull'esperienza della morte

Sottotitolo non presente

Descrizione

Non è l'osservazione esterna che suscita nell'uomo la certezza del dover morire. Piuttosto, è l'esperienza della morte dell'altro - di una persona amata, interlocutore di una comunicazione irripetibile - a porci all'interno della (non davanti alla) morte, a condurci alla conoscenza vissuta del dover morire. L'esistenza umana non è infatti coesistenza di mondi isolati, ma insieme di relazioni necessarie: la morte non costituisce un limite futuro, naturale nella nostra vita (una presenza assente sempre vicina); è invece, nell'esperienza della morte dell'altro, il venir meno di una persona, di quel noi che costituivamo insieme a chi ha preso congedo dalla vita. Di fronte all'assenza presente dell'altro che non è più, nonostante il suo corpo silenzioso sia ancora con noi, avvertiamo un senso di tragica infedeltà: la prossimità della persona cara era infatti come una promessa, che ora viene bruscamente interrotta. Ma la coscienza dell'uomo e la stessa riflessione filosofica si aprono all'intelligenza della vita in forza non di quell'abisso di cui parla l'angoscia della morte, bensì di quella pienezza a cui aspira l'Eros di ogni vita e di ogni filosofia. E proprio per questo, alla negatività che la persona deve limitarsi ad accettare, può opporsi solo una speranza che trascenda la morte.
Il silenzio infedele. Saggio sull'esperienza della morte
10,33

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