Mantenere intatta la poesia, la delicatezza, il gusto dolceamaro di una favola che incanta fin dal Novecento così tanti lettori grandi e piccini, traducendola nel duro e a volte greve dialetto ascolano è certamente un'impresa titanica. Il registro scelto, quello "cittadino", potrebbe sembrare una contraddizione in termini trattandosi di dialetto, la lingua del popolo, ma diversamente non si sarebbe potuto salvare l'incanto.