"Ai martiri" è la prima opera scritta da Tertulliano, è un breve opuscolo diretto ad un gruppo di cristiani di Cartagine incarcerati a motivo della loro fede. Mentre sono in carcere in attesa di giudizio, Tertulliano li esorta ad essere fermi nel confessare la fede, e ad accettare tutte le tribolazioni del carcere e i supplizi del martirio. La durezza della detenzione deve trasformarsi in una occasione di virtù. La prospettiva della gloria eterna li sosterrà nel sopportare la persecuzione, come anche gli esempi che provengono dalla storia pagana. "A Scapula" è una lettera aperta indirizzata a Scapula, il proconsole d'Africa che aveva adottato provvedimenti persecutori contro i cristiani. È, quindi, un'opera apologetica a difesa del cristianesimo. Ritornano molti temi precedentemente abbozzati in "Ad Nationes" e poi sviluppati in "Apologeticum": i cristiani non sono sacrileghi né nemici dell'Impero romano; pertanto non è giustificata alcuna violenza o crudeltà nei loro confronti. La persecuzione contro i cristiani non solo non annienterà la Chiesa, ma arreca un danno alla società civile.