Per descrivere "ciò di cui siamo fatti" l'autore sposa, facendosene interprete, il convincimento espresso dalla scienza della complessità per la quale la materia è, sostanzialmente, una realtà di relazioni che configurano una rete a invarianza di scala in un contesto di squilibrio controllato, ai margini del caos, nel quale si intrecciano meccanica classica, meccanica sistemica e meccanica quantistica. Lo fa con un percorso che pone l'accento proprio sul mondo olistico, che nasce dalle relazioni che le "parti" dei viventi intrattengono, auto-organizzandosi e riorganizzandosi continuamente in sistemi ora virtuali, ora caratterizzati anche in termini morfologici; sostenute in ciò dalla sovrapposizione di stati che si manifesta nella loro rete di nicchie quantistiche.