In "Ciliegi in fiore", Rita Ghezzi cattura con linguaggio visionario e notturno l'inquietudine che separa la vita dalla morte, la carne dallo spirito, l'umano dal sacro. Le sue poesie attraversano infanzia, guerra, perdite, desideri e resurrezioni, in un flusso carico di immagini potenti e simboliche, talvolta feroci, talvolta pietose, che evocano un mondo tragico e insieme trasfigurato. La voce poetica si fa materia viva: fragile e tagliente, luminosa e oscura. Ne emerge un viaggio esistenziale nel quale l'espressione artistica - come suggerisce la sinossi - si rivela l'unica forza in grado di legare ciò che appare inafferrabile e distante.