La felice sistemazione degli elementi del testo, la disposizione delle parole, la configurazione sonora lasciano comprendere il meccanismo creativo di Gianna Maria Campanella e le ragioni del suo poetare talvolta oscillante tra il riflesso abbagliante delle cose e lo sfumato suadente delle forme, soprattutto quando la sua aspirazione lirica non può essere certo soddisfatta dall'intenzione di comunicare qualcosa, di veicolare un significato profondo: in poesia, in fondo, non c'è altro che superficie.