Descrizione
E se il Giubileo non fosse soltanto una porta da varcare, ma un cammino errante fra memoria e coscienza? In queste quindici lettere aperte Silvano Forte intreccia autobiografia e storia, fede e dubbio, con la grazia concreta di chi sa sorridere dei propri smarrimenti quotidiani e ascoltare l'holter cerebro-cardiaco delle emozioni. La penna scivola dalla dedizione a Daniela al banco di scuola di Yehoshua, dialoga senza sconti con la scienza di Piergiorgio Odifreddi, si affaccia sul presente con Donald Trump, abbraccia la tenerezza filiale di una canzone con Simone Cristicchi. E si ferma, in silenzio, davanti a Mahmoud Ajjour e Saly, i bambini di Gaza, dove un Ave Maria - Donna Di Gaza nasce come un pianto. E le epistole continuano a Benjamin Netanyahu, Rosario Bentivegna, Adamo ed Eva, Giovanni XXIII, Dag Hammarskjöld, Gino Bartali, al Papa che verrà, Alda Merini e Mahmoud Darwish, Aleksej Naval'nyj e infine alla Morte. È un epistolario in ordine di apparizione. Libro civile e intimissimo, Così mi distraggo un po' è il pellegrinaggio di un uomo che non pretende di avere ragione, ma di restare in relazione. Un invito a camminare con lui: tra ironia e pietà, lucidità e commozione, finché "lo scritto vola e il Verbo resta".