La misantropia, ossia il dispetto verso gli altri umani, è una passione forte e, a quanto è dato a vedere, in costante ascesa. Atteggiamento di letterati e filosofi, esso ebbe un nume tutelare e originario nell'ateniese Timone, il burbero aggressivo che offriva il suo fico, prima che fosse tagliato, alla suicidaria impiccagione dei propri concittadini. Problema filosofico da Platone a Kant e Schopenhauer, spunto di racconto e di trama per Molière e Shakespeare, la misantropia inquieta ancora il genere umano e sembra diffondersi, divenire da problema speculativo di pochi ad atteggiamento condiviso da molti nella società d'Occidente: la folla, da solitaria, si sta facendo probabilmente misantropica. Qual è l'essenza della misantropia, chi è il misantropo? Una specie di grande vanità nascosta sotto una pelle di porcospino, come ebbe a dire Balzac, oppure la pura avversione per il volto altrui? Qualunque sia la natura della misantropia, essa è un privilegiato scandaglio per misurare la cultura di un'epoca e la temperatura emotiva di una società. Dai Sette Sapienti a Shakespeare, questo libro accompagna il lettore nei misantropi consacrati dalla filosofia e dal teatro.