"Tuttavia la ragione più profonda della poeticità di queste prose è forse ancora un'altra, e riconduce al punto iniziale del ragionamento, a quell'«atollo perso in un oceano parallelo»: è a partire da qui, da questa disposizione dell'essere e dello sguardo, più sostanziale che formale, che Simoncelli chiama a sé, tanto nei libri di versi quanto in questo, i suoi personaggi, i suoi fantasmi e i suoi alter ego. Sta forse in questo atteggiamento di voluta marginalità dell'io, che dai suoi margini d'ombra è in grado di ascoltare e di accogliere gli altri marginali che incontra sul cammino, le altre ombre, il vero punto di sutura tra poesia e prosa, la continuità profonda dei due generi." (dalla postfazione di Fabio Pusterla)