"Un'opera poetica che non si lascia definire, ma si attraversa come un rito. Memoria e delirio si incontrano, non per contraddirsi, ma per generare una nuova lingua dell'essere: visionaria, inquieta, necessaria. Qui il corpo diventa soglia, l'identità un campo di forze in movimento, e ogni parola è al tempo stesso ferita e cura. Non un libro da capire, ma da abitare. Un varco che non offre risposte, ma risveglia. Chi lo apre intraprende un cammino che non si conclude nella pagina, ma nell'ascolto profondo di sé."