Nel 1959 Vittorio Bodini e Gustavo D'Arpe scrissero il soggetto e il treatment di un film che però non venne mai realizzato. Per questo lavoro Bodini prese spunto da un suo romanzo giovanile, rimasto inedito in vita e pubblicato postumo col titolo Il fiore dell'amicizia, piegandolo, però, ad altre esigenze e ad altri scopi e facendone qualcosa di radicalmente diverso. Qui infatti la trama del romanzo diventa solo un pretesto per scavare nella realtà profonda del Sud, alla ricerca della sua "autentica anima", della sua "storia segreta". Il soggetto si trasforma così in una vera e propria indagine di carattere socio-antropologico sul Salento. Non a caso, alla fine compare il tema del tarantismo che lo scrittore riteneva un fenomeno identitario della sua terra legato proprio alla struttura sociale del territorio regolata da "leggi immutabili". La stesura di questi testi coincide con la spedizione nel Salento di Ernesto de Martino, che aveva accettato di collaborare con i due autori per le scene delle prefiche e dei tarantolati.